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Notevole è l'utilizzo delle parole nelle varie pratiche: un esempio può ad esempio essere la recitazione di un mantra o di un inno. Specifici mantra e incantamenti sono in tali sistemi utilizzati per la preghiera, per la speranza, per l'armonia, per il successo. Molti mantra hanno la forma di induzioni ipnotiche.
Attualmente la nostra conoscenza scientifica dell'ipnosi include anche l'utilizzo delle parole per autodirigersi tramite autosuggestioni.
Di particolare interesse appare il confronto tra meditazione e autoipnosi. Nella pratica della meditazione, le suggestioni sono date sotto la forma di inni, istruzioni, ed espressioni verbali prima dell'effettiva pratica della meditazione, che è una esperienza del singolo soggetto. Le più antiche radici dell'autoipnosi possono essere trovate nelle pratiche di meditazione. Molti affermano che meditazione e ipnosi sono la stessa cosa. Tuttavia, nella meditazione il contenuto dei pensieri non è importante; la maggiore attenzione è sulla meditazione stessa (esperienza personale). Le più antiche pratiche meditative rappresentavano una maniera di comunicare con gli Dei, oppure con sé stessi. Nell'autoipnosi tuttavia, il contenuto dei pensieri (immagini, sogni, simboli, etc.) è molto importante. Le ricerche odierne hanno tentato di trovare distinzioni chiare tra autoipnosi e meditazione senza però arrivare a conclusioni definite. Una possibile maniera per comprendere la meditazione può essere nel riconoscerla come uno stato di trance ottenuto con tecniche ipnotiche, nella quale non vengono date però espresse suggestioni.
Connessa con tale visione è anche l'utilizzo dell'autoipnosi per scopi particolari: i fachiri indiani, inducevano trance ad esempio per non sentire dolore o affrontare prove fisiche molto ardue e rafforzare così anche il loro spirito. La visione spirituale dell'ipnosi è forse la più antica nella storia dell'uomo, anche se spesso è stata confusa con la visione religiosa dell'ipnosi.
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